La trasformazione degli scali ferroviari milanesi rappresenta la più grande opportunità per la città di Milano e il suo territorio di pensare al proprio futuro, paragonabile alla ricostruzione del secondo dopoguerra ma dalle relazioni di scala ancor più ampie.
La scala metropolitana e anche regionale di questa trasformazione è ineludibile. Recenti esempi di riconversione di grandi aree urbane, primi fra tutti City Life e Garibaldi-Repubblica, non hanno colto a pieno questa necessità e per questo hanno dimostrato i loro limiti, causati soprattutto dalla quasi esclusiva tensione alla valorizzazione fondiaria, slegata dall’interesse pubblico e da una visione ampia, nello spazio (territorio) e nel tempo (futuro).
Nel caso degli scali ferroviari la posta in gioco è ancor più sostanziosa, e il caso milanese sarà inoltre esempio per tutte le altre città italiane, alle prese con lo stesso problema.
L’iniziativa “Dagli scali, la nuova città”, organizzata e finanziata da FS Sistemi Urbani e in collaborazione con il Comune di Milano, dimostra di non cogliere la scala metropolitana della trasformazione e di focalizzarsi, ancora una volta, sul tema della rendita alla scala immobiliare. Ciò si evince chiaramente dal tipo di procedimento istruito, che ha le seguenti caratteristiche:
- Assenza di confronto con tutti i livelli responsabili della programmazione delle infrastrutture e della trasformazione del territorio, a tutte le scale (locale, metropolitana, regionale, nazionale);
- Scelta di incaricare, direttamente e senza concorsi nonostante FS Sistemi Urbani sia società di proprietà pubblica e nonostante quanto appena deliberato dal Consiglio Comunale nel novembre 2016, cinque studi d’architettura dello sviluppo di altrettanti scenari di sviluppo urbano: gli architetti coinvolti non potranno che svolgere il loro incarico nell’esclusivo interesse del committente FS Sistemi Urbani e nella completa subordinazione del Comune di Milano;
- Contraddizione con la delibera n. 44 del Consiglio Comunale (ottobre-novembre 2016: pochi giorni prima del lancio di “Dagli scali, la nuova città”) che prescrive la necessità di dibattito pubblico, confronto con cittadinanza, procedimenti concorsuali per le proposte sulle aree;
- Partecipazione della cittadinanza che appare del tutto strumentale e di fatto ornamentale: solo tre giorni di percorso partecipativo, per poi lasciare ai cinque architetti coinvolti tre mesi per lo sviluppo delle proposte nel chiuso dei loro studi;
- Iniziativa organizzata e lanciata nelle more di ricorso da parte di FS Sistemi Urbani contro il Consiglio Comunale, per l’impugnazione delle delibere che nel 2015 non hanno ratificato l’accordo di programma raggiunto dalla giunta Pisapia, con riserva di richiedere risarcimento danni;
Alla luce sia dei contenuti, sia dei metodi, sia delle procedure, l’iniziativa “Dagli scali, la nuova città” appare del tutto impropria e nell’interesse – specificamente immobiliare – di un solo soggetto, senza considerare la scala adeguata (infrastrutturale e territoriale, oltre che immobiliare e locale) e il bene pubblico.
Il Comune di Milano, nell’interesse di tutti i cittadini, di concerto con la Città Metropolitana, la Regione Lombardia e il Ministero di Infrastrutture e Trasporti, deve assumere la regia della trasformazione degli scali, entro una discussione in cui le energie e le risorse di tutte le parti (proprietà, cittadini, società civile, enti pubblici, università, professioni) siano tese ad un obiettivo comune.
Lorenzo Degli Esposti
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