martedì 13 dicembre 2016

RESOCONTO CONFERENZA STAMPA SUGLI SCALI FERROVIARI MILANESI 13.12.2016



















RESOCONTO CONFERENZA STAMPA SUGLI SCALI FERROVIARI MILANESI
Quali i rapporti, di collaborazione, complicità o coercizione, tra Assessorato all’Urbanistica, Giunta Comunale, Consiglio Comunale del Comune di Milano, Città Metropolitana, Regione Lombardia e FS SISTEMI URBANI?

Si è tenuta oggi la conferenza stampa, indetta dai promotori dell’appello sugli scali ferroviari milanesi del 1° dicembre, nella sala dei Gruppi Consiliari del Comune di Milano, via Marino 7.
Si è avuta un’ampia partecipazione da parte di cittadini, giornalisti e esponenti di parti politiche, interessati ai contenuti dell’appello (già riportato ampiamente dalla stampa http://scaliferroviarimilano.blogspot.it/ ), agli approfondimenti relativi al procedimento in corso “Dagli scali, la nuova città” e alla conseguente esplicita denuncia:
- dell’improprietà del rapporto di collaborazione da parte del Comune di Milano con FS Sistemi Urbani, che detiene le aree degli scali ed è esclusivamente interessata alla valorizzazione immobiliare delle stesse;
- dell’assenza di reale confronto con i vari livelli responsabili della programmazione delle infrastrutture e della trasformazione del territorio, a scala comunale, metropolitana e regionale;
- del mancato coordinamento tra Giunta e Consiglio Comunale: l’iniziativa di FS Sistemi Urbani può avere come effetto il manifestarsi di indebite pressioni sui membri del Consiglio Comunale, la cui legittimità – inclusa quella delle commissioni consiliari – deve rimanere sovrana.
- della strumentalità della partecipazione pubblica, affidata a soli due giorni e mezzo di workshop infarcito con molti interventi ex-cathedra a fronte di oltre tre mesi di sviluppo delle proposte di scenario accordati ai noti architetti coinvolti nell’iniziativa;
- dell’inopportunità di incarico diretto di consulenza ai professionisti incaricati, in quanto in contraddizione con il documento di indirizzo del Consiglio Comunale sugli scali, anche considerata la natura pubblica della FS Sistemi Urbani;

È inoltre inaccettabile che tale iniziativa, e la trattativa per la definizione del nuovo AdP, avvengano nelle more del ricorso al TAR (R.G. N. 884/2016 depositato il 20.04.2016) per ottenere l’annullamento degli atti di mancata ratifica del precedente AdP, promosso nell’aprile scorso da FS Sistemi Urbani contro il Comune di Milano, a tutt’oggi pendente, con riserva di richiesta di risarcimento dei danni passati e futuri.

Si rinnova quindi l’appello al Comune di Milano a dissociarsi dall’iniziativa “Dagli scali, la nuova città” e ad assumere, di concerto con gli altri livelli istituzionali, il necessario ruolo di regista pubblico del processo, in una prospettiva di lungo termine relativa all’intera area metropolitana e regionale nell’interesse di tutti i cittadini

Si rinnova altresì la richiesta al Comune di Milano di indire al più presto un concorso pubblico affinché, prima della firma del nuovo AdP, si possano rendere disponibili, in modo aperto, trasparente e secondo procedure di evidenza pubblica, i contributi e le idee di tutti.

Solo nel rispetto di questi criteri sarà possibile definire gli scenari in grado di interpretare la città, che l’occasione irripetibile del recupero degli scali consentirà di immaginare, e prefigurare, attraverso il dibattito pubblico, il confronto politico e la partecipazione dei cittadini.

DOMANI COMMISSIONE URBANISTICA A PALAZZO MARINO SUL PROGRAMMA "DAGLI SCALI, LA NUOVA CITTÀ" ALLE 14.30, TUTTI I CITTADINI SONO INVITATI A PARTECIPARE PER FARSI DIRETTAMENTE UN'IDEA...

lunedì 12 dicembre 2016

CONFERENZA STAMPA martedì 13.12.2016 ore 11.30 Gruppi Consiliari Comune di Milano, via Tommaso Marino 7, 20121 Milano



CONFERENZA STAMPA SUGLI SCALI FERROVIARI MILANESI
Quali i rapporti, di collaborazione, complicità o coercizione, tra Assessorato all’Urbanistica, Giunta Comunale, Consiglio Comunale del Comune di Milano, Città Metropolitana, Regione Lombardia e FS SISTEMI URBANI?

Il primo dicembre abbiamo diffuso un appello sul destino degli scali ferroviari milanesi, in seguito al lancio dell’iniziativa “Dagli scali, la nuova città” di FS Sistemi Urbani in collaborazione con l’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Milano. Iniziativa impropria, è in aperta in contraddizione con la Delibera di Indirizzo del Consiglio Comunale di novembre che prescrive pubblicità dei processi, débat public, regia pubblica e concorsi nella gestione del recupero degli scali e delle conseguenti trasformazioni territoriali.
All’appello, a cui hanno aderito importanti nomi della cultura e delle professioni, ripreso ampiamente dalla stampa http://scaliferroviarimilano.blogspot.it/ hanno fatto seguito il 04.12.2016 una lettera del Politecnico e il 05.12.2016 una lettera dell’Ordine degli Architetti di Milano all’assessore Maran, che ha risposto il giorno successivo difendendo il suo operato, senza considerare le nostre preoccupazioni e circostanziati rilievi.
FS Sistemi Urbani ha commissionato, mediante incarichi diretti a cinque studi professionali, di elaborare dei possibili scenari, senza una reale pubblicità e partecipazione della cittadinanza, ridotta a tre giorni di workshop aperti al pubblico e in assenza di adeguato confronto, su temi trasportistici, ambientali, insediativi, finanziari, con tutti i livelli istituzionali responsabili della programmazione delle infrastrutture e della trasformazione del territorio, dal livello metropolitano a quello regionale e nazionale.
I 5 studi professionali incaricati da FS Sistemi Urbani non potranno che sviluppare proposte nell’interesse del committente, in una preoccupante dipendenza del Comune e subordinazione dell’interesse pubblico.
È inoltre emerso che in data 20.04.2016 FS Sistemi Urbani ha depositato, ed è tuttora pendente avanti al TAR, il ricorso R.G. N. 884/2016 contro la mancata ratifica nel 2015 da parte del Consiglio Comunale di Milano dell’Accordo di Programma concordato con il precedente assessore Lucia De Cesaris. Dunque l’iniziativa “Dagli Scali, la nuova città”, organizzata e finanziata da FS Sistemi Urbani in collaborazione con l’Assessorato all’Urbanistica, avverrà oltre tutto nelle more di un contenzioso che delegittima lo stesso Consiglio Comunale di Milano.

Martedì 13.12.2016 alle ore 11.30
conferenza stampa
con i PROMOTORI dell’appello
presso Gruppi Consiliari COMUNE DI MILANO
Via Tommaso Marino 7, 20121 Milano

L’iniziativa di FS Sistemi Urbani: http://www.scalimilano.vision/
L’appello scali ferroviari: http://scaliferroviarimilano.info/
Rassegna stampa e contributi: http://scaliferroviarimilano.blogspot.it/
Per info e comunicazioni: info@scaliferroviarimilano.info

L'opinione di Lorenzo Degli Esposti: "Un’ampia visione nello spazio e nel tempo per gli scali ferroviari milanesi"

















La trasformazione degli scali ferroviari milanesi rappresenta la più grande opportunità per la città di Milano e il suo territorio di pensare al proprio futuro, paragonabile alla ricostruzione del secondo dopoguerra ma dalle relazioni di scala ancor più ampie.
La scala metropolitana e anche regionale di questa trasformazione è ineludibile. Recenti esempi di riconversione di grandi aree urbane, primi fra tutti City Life e Garibaldi-Repubblica, non hanno colto a pieno questa necessità e per questo hanno dimostrato i loro limiti, causati soprattutto dalla quasi esclusiva tensione alla valorizzazione fondiaria, slegata dall’interesse pubblico e da una visione ampia, nello spazio (territorio) e nel tempo (futuro).

Nel caso degli scali ferroviari la posta in gioco è ancor più sostanziosa, e il caso milanese sarà inoltre esempio per tutte le altre città italiane, alle prese con lo stesso problema.
L’iniziativa “Dagli scali, la nuova città”, organizzata e finanziata da FS Sistemi Urbani e in collaborazione con il Comune di Milano, dimostra di non cogliere la scala metropolitana della trasformazione e di focalizzarsi, ancora una volta, sul tema della rendita alla scala immobiliare. Ciò si evince chiaramente dal tipo di procedimento istruito, che ha le seguenti caratteristiche:
- Assenza di confronto con tutti i livelli responsabili della programmazione delle infrastrutture e della trasformazione del territorio, a tutte le scale (locale, metropolitana, regionale, nazionale); 
- Scelta di incaricare, direttamente e senza concorsi nonostante FS Sistemi Urbani sia società di proprietà pubblica e nonostante quanto appena deliberato dal Consiglio Comunale nel novembre 2016, cinque studi d’architettura dello sviluppo di altrettanti scenari di sviluppo urbano: gli architetti coinvolti non potranno che svolgere il loro incarico nell’esclusivo interesse del committente FS Sistemi Urbani e nella completa subordinazione del Comune di Milano;
- Contraddizione con la delibera n. 44 del Consiglio Comunale (ottobre-novembre 2016: pochi giorni prima del lancio di “Dagli scali, la nuova città”) che prescrive la necessità di dibattito pubblico, confronto con cittadinanza, procedimenti concorsuali per le proposte sulle aree;
- Partecipazione della cittadinanza che appare del tutto strumentale e di fatto ornamentale: solo tre giorni di percorso partecipativo, per poi lasciare ai cinque architetti coinvolti tre mesi per lo sviluppo delle proposte nel chiuso dei loro studi;
- Iniziativa organizzata e lanciata nelle more di ricorso da parte di FS Sistemi Urbani contro il Consiglio Comunale, per l’impugnazione delle delibere che nel 2015 non hanno ratificato l’accordo di programma raggiunto dalla giunta Pisapia, con riserva di richiedere risarcimento danni;

Alla luce sia dei contenuti, sia dei metodi, sia delle procedure, l’iniziativa “Dagli scali, la nuova città” appare del tutto impropria e nell’interesse – specificamente immobiliare – di un solo soggetto, senza considerare la scala adeguata (infrastrutturale e territoriale, oltre che immobiliare e locale) e il bene pubblico.

Il Comune di Milano, nell’interesse di tutti i cittadini, di concerto con la Città Metropolitana, la Regione Lombardia e il Ministero di Infrastrutture e Trasporti, deve assumere la regia della trasformazione degli scali, entro una discussione in cui le energie e le risorse di tutte le parti (proprietà, cittadini, società civile, enti pubblici, università, professioni) siano tese ad un obiettivo comune.

Lorenzo Degli Esposti

L'opinione di Giorgio Goggi sugli scali ferroviari





















Ritornando sul tema degli scali ferroviari, mi rifaccio al contributo di Francesco Gnecchi Ruscone, che ha posto giustamente il problema nell’ambito della Città Metropolitana.  Direi anche di più: Milano è il centro di grandi servizi anche per tutta la Regione e a questa bisogna guardare.
Le aree degli scali ferroviari sono anche quelle che contengono le stazioni, del passante e della rete ferroviaria di superficie.  Quindi, le aree più accessibili da tutta la Regione (e ancor più dalla Città Metropolitana) con il trasporto pubblico più veloce.  Destinarle alla sola edilizia privata costituisce uno spreco e una distruzione di opportunità future.
In queste aree vanno collocate le grandi funzioni che richiamano le maggiori correnti di spostamento. Solo in questo modo, ovvero facendo coincidere i nodi della rete di trasporto con le principali attività e funzioni, si costruisce una grande città equilibrata nel suo sviluppo.  Così avviene nelle grandi città d’Europa.
Seguire la strada opposta, ovvero localizzare le funzioni in base alle sole opportunità immobiliari, porta a costruire la città del sottosviluppo.
E’ un metodo che a Milano si è già palesato: la Statale spostata da Porta Vittoria (ovvero sopra il passante) a Bicocca (su una line ferroviaria secondaria); la Città della Salute localizzata a Sesto a mezzo chilometro da una stazione della stessa linea secondaria, unica a non confluire nel passante; le facoltà della Statale (20.000 studenti più il personale) destinate ad una parte dell’area Expo, servita sì dal passante, ma posta a due chilometri dalla stazione.
A mio parere è urgente che Comune e Regione, insieme - perché il problema non riguarda i soli milanesi, fissino la strategia dello sviluppo urbanistico centrata sulla corrispondenza tra nodi della rete e funzioni, e che queste scelte siano sostenute da un largo dibattito.
Poi verranno i progetti e, auspicabilmente, i concorsi.
Fissata la strategia funzionale ed impegnate le aree necessarie ci sarà ancora molto spazio per l’edilizia privata, molto più di quanto il mercato possa assorbire, e ancora di più per l’edilizia pubblica di cui, al contrario, c’è un enorme bisogno.
Allora bisognerà prestare fede ai calcoli di Sergio Brenna, che non sbaglia.
Occorrerà anche guardarsi dai tanti specchietti per allodole profusi da chi cerca di orientare il dibattito verso l’acquiescenza ai voleri di FS. Tale è la proposta di destinare a verde l’area di Farini, la più accessibile in assoluto nella futura migliore configurazione di rete e quindi la più adatta a funzioni di livello regionale. Lo è anche la promessa della circle-line, servizio ridondante e con frequenze modeste, che probabilmente impedirà invece di consentire la realizzazione del secondo passante, puntando sul servizio di breve distanza e rinunciando a rendere la Lombardia tutta urbana.

domenica 11 dicembre 2016

L'opinione di Carlo Bertelli sugli scali ferrovari; "Città di fabbriche, Milano è stata città di recinti"














Immagine 1)



Città di fabbriche, Milano è stata città di recinti. Ai recinti Ansaldo, Breda, Innocenti e ancora altri si è innestata, fortissima, quella che fu detta la cintura di ferro delle linee ferroviarie e degli scali.
Dall’abolizione della piazza d’armi è nato il Parco Sempione, dove l’Arena resta a testimoniare una prima vocazione sportiva dell’area.
La conversione di alcuni scali, come quello di Porta Vercellina, ha dato in passato un risultato eccellente, come è via Dezza, lasciando in sospeso un vasto spiazzo adibito a parcheggio il necessario raccordo tra l’area verde dove sorge il collegio Leone  XII, che riceverà grandi vantaggi dall’installazione di una sede dell’Accademia di Brera e dall’interramento della linea della Nord, e il Parco Sempione.
Quando un raccordo sarà attato, si toglierà almeno uno dei recinti interni, costituito dalla caserma di via Mascheroni.
L’esperienza dei recinti rimossi incoraggia a vedere la conversione della cintura di ferro nel complesso dello sviluppo non più concentrico della città.
Si tratta del maggiore impegno di Milano nella prima metà del XXI secolo e credo che vadano scartate le proposte ideologiche più accattivanti, in favore invece d’uno studio accurato delle aree e della loro potenzialità.
Sono padre d’un urbanista, ma non sono urbanista io e mi rendo conto comunque della necessità d’uno studio approfondito zona per zona.


Carlo Bertelli

1) Ugo La Pietra, Sistema disequilibrante, Verso il centro, Milano, 1969, Modello di comprensione

sabato 10 dicembre 2016

L'opinione di Sergio Brenna: "Gli scali ferroviari alla prova pubblica generale"






















Il riuso degli ex scali ferroviari a seguito della loro dismissione dagli usi istituzionali propri (così come quello delle ex caserme) è per Milano una delle più rilevanti opportunità per avviare una trasformazione della città che la ponga all'altezza del confronto con le altre maggiori città europee.
Tuttavia, per non disperderne la potenzialità non è sufficiente guardare a queste aree come un' occasione da cogliere a sé, concentrandovi quasi a forza ogni aspettativa sia di autonoma rendita fondiaria della proprietà sia di un pur necessario adeguamento alla realizzazione di ogni pregressa e insoddisfatta dotazione della città di verde pubblico e servizi territoriali anche di grande dimensione: una forma di nevrotica ingordigia da appetiti contrastanti di ogni sorta che finirebbe per soffocarle in un'abbuffata autodistruttiva degna della visionaria metaforicità del film di Marco Ferreri..
E' ciò che rischia di accadere con il confuso intrecciarsi delle procedure di un reticente Documento di indirizzo per la ridefinizione dell'Accordo di programma sugli ex scali varato dal Consiglio comunale a novembre e di un improvvisato workshop di tre giorni a metà dicembre, promosso da FS/Sistemi Urbani, ma con la collaborazione del Comune avallata dall'assessore Maran, e sotto la conduzione di cinque progettisti “team leader” incaricati di trarne poi sintesi di “visioni” progettuali da proporre a non si sa bene quale sede di valutazione.
Preoccupa per un verso la collaborazione inopinatamente offerta dall'assessore Maran ad una proprietà fondiaria che non ha mai ritirato il ricorso amministrativo contro il Comune per la mancata ratifica da parte del Consiglio comunale della precedente bozza di accordo con previsioni edificatorie che anzi FS/Sistemi Urbani presentano sui siti di promozione immobiliare come tutt'ora propria aspettativa indiscussa e, per altro verso, l'assenza dal dibattito di una Regione Lombardia la cui partecipazione è indispensabile a rendere l'Accordo sugli ex scali variante urbanistica, ma che sembra procedere secondo disegni autonomi scollegati da una visione d'insieme (vedi la proposta di unificare alcuni grandi ospedali sull'area di S. Cristoforo, indicata invece dal Comune come verde ambientale).
Infatti, la quantità edificatoria contrattata dalla precedente amministrazione comunale con FS/Sistemi Urbani (0,65 mq/mq; vale a poco dire che quella ancora precedente Moratti/Masseroli prevedeva addirittura 1 mq/mq: i ⅔ di una pazzìa non per ciò stesso sono una cosa ragionevole!) è in grado di produrre solo spazi di verde e servizi pubblici locali adeguati ai nuovi quartieri in previsione, se non si vuole che si producano altezze e densità degli edifici incompatibili con quelli delle aree adiacenti e perseguire, invece, un'effettiva riconnessione tra parti della città che gli scali hanno sinora escluso e tenute separate.
Se non si ha la forza di chiedere a FS/Sistemi Urbani di “perequare” una quota di quell'edificabilità con altre proprietà su cui far realizzare più utilmente i grandi parchi dove la pianificazione pubblica li aveva previsti (Parco Sud, Parco Martesana, Parco Vittoria/Forlanini, ma anche ex Gasometri/Goccia e – perchè no ? - ex carcere di S. Vittore, che rischiano di divenire edificabili per decadenza dei vincoli d'uso pubblico una volta dismessi, come già avvenuto per l'ex ippodromo di trotto a S. Siro) e, invece, ci si adatta a voler far realizzare i Central Park/Fiume Verde sugli ex scali perchè così è più facile ottenerli da un'unica proprietà fondiaria, l'edificabilità deve scendere a 0,45-0,50 mq/mq. E' un'ipotesi meno lungimirante e tuttavia così almeno accettabile.
Voler ficcarci a forza anche i grandi parchi con l'edificabilità attuale produce inevitabilmente “mostri” di densità edificatoria (superiori a quelle di Citylife e Porta Nuova!) che nessuna “inventività” o “visione” progettuale sarà in grado di rendere compatibile col resto della città.
Sarebbe come pretendere di fare nozze coi fichi secchi, cosa che neanche il più stellato degli chef potrebbe ardire di fare.
E' di questo che occorre discutere pubblicamente e in modo paritario nelle sedi istituzionali, prima di rinchiudersi nella presentazione delle “alchimie” dei grandi propositori/autocrati di visioni progettuali.
Altrimenti il risultato sarà quello di produrre aree assassinate da un progetto “orfano di parte pubblica”, frutto solo di sommatoria di interessi parziali e ciò non potrà essere invocato come un'attenuante da parte di coloro che avranno partecipato a commettere quel crimine.

venerdì 9 dicembre 2016

L'opinione di Emilio Battisti sul tema degli scali ferroviari milanesi (26.04.2016): "Il recupero degli scali, circle line e secondo passante"


La mancata approvazione della delibera per la Trasformazione urbanistica delle aree ferroviarie dismesse e in via di dismissione site in comune di Milano, che ha suscitato un acceso dibattito anche all’interno della stessa maggioranza che amministra il Comune, offre l’occasione per illustrare nuovamente (1) le nostre considerazioni sugli aspetti, non soltanto urbanistici, dell’importante questione.














Una prima considerazione riguarda il fatto che la riforma del FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale) per il periodo 2014-2020, fortemente orientato a valorizzare e supportare il ruolo delle città, potrebbe ancora offrire a Milano l’occasione per distinguersi tra le città dell’Unione europea per il valore di una propria strategia di azioni integrate e innovative per lo sviluppo sostenibile del suo territorio metropolitano, proprio a partire dal recupero degli scali.
Ciò non è purtroppo fino ad ora avvenuto. Ma Milano potrebbe ancora porsi l’obiettivo ambizioso di diventare un esempio di programmazione/pianificazione urbana in grado di incidere profondamente alla scala regionale, e di dare risposta a problemi economici, ambientali e sociali, facendo perno su alcune nuove opportunità che si potrebbero aprire con la riformulazione, allo scadere del primo quinquennio, del Piano di Governo del Territorio.
Un nuovo PGT che valorizzi le sue relazioni con la scala metropolitana e regionale, puntando soprattutto sui settori in grado di influire sull’efficienza dei trasporti, sul risparmio energetico e sulla qualità dell’ambiente se si ripensano in termini radicali il Secondo Passante, la cintura ferroviaria trasformata in Circle Line come inviluppo in Milano di tutte le tratte ferroviarie della Regione e, per quanto riguarda il nostro Comune, le nuove stazioni di cintura e i contesti urbani di appartenenza.
Si tratta di mettere a sistema, integrandone ancora meglio il servizio, undici linee suburbane che già si proiettano nel territorio, che potrebbero funzionare come nuove metropolitane in grado di connettere Milano con l’intera Regione, riducendo la quotidiana invasione di 600.000 veicoli pendolari, limitando congestione e inquinamento e liberando gli spazi pubblici dalle auto.






















La trasformazione urbanistica delle aree ferroviarie dismesse incluse nell’Accordo di Programma con FS, che dovrà essere rivisto e sottoposto nuovamente all’approvazione del Consiglio  comunale, potrebbe offrire l’occasione di saldare la modernizzazione della rete di mobilità pubblica, lo sviluppo urbano sostenibile e la crescita del sistema socio-economico a scala metropolitana e oltre.






















In questa scelta sta la possibilità di immaginare e costruire una nuova “dorsale pubblica” di servizi e funzioni di rilevanza e scala metropolitana e regionale insieme a nuove di centralità urbane: una nuova cintura aperta e permeabile che sia l’ambito privilegiato per attrarre iniziative ed investimenti sul territorio.
Tra le opportunità di sviluppo che il Piano di Governo del Territorio vigente ha individuato solo limitatamente, le aree liberate dal sedime ferroviario non possono ridursi a delle opportunità immobiliari oltretutto tra loro slegate, ma devono rappresentare l’occasione unica per avviare una nuova fase della trasformazione del territorio, dove i diversi sistemi (trasporto,  ambiente, attività economiche) siano integrati un’unica strategia.
Ciò potrà avvenire innanzi tutto attraverso la concentrazione dei nuovi insediamenti nei luoghi ad elevata accessibilità, grazie all’offerta di trasporto pubblico alle diverse scale, quale modalità privilegiata e sostenibile per supportare lo sviluppo delle attività di una metropoli moderna in rapida trasformazione.
Poi con l’insediamento delle funzioni che richiamano elevata mobilità in prossimità delle nuove stazioni, in modo tale che la questione della maggiore o minore volumetria da insediare nelle aree degli ex scali non sia affrontata solo quantitativamente ma considerata caso per caso in relazione alla condizione dei contesti urbani di appartenenza.
Ma anche con l’integrazione delle funzioni (produzione, ricerca, cultura, servizi, logistica e residenza) quale strumento per ripensare il rapporto lavoro-residenza-tempo libero e dare nuovo impulso alla qualità della vita pubblica, con una rinnovata attenzione ai servizi rivolti anche alla comunità internazionale di professionisti e ricercatori che si vuol far crescere in Milano anche cogliendo l’occasione del recupero delle aree di Expo





















Inoltre con l’identificazione di nuove gerarchie e nuove possibili polarità sul territorio in funzione di una razionalizzazione delle filiere delle diverse attività e dell’indivisibilità che caratterizzano le loro funzioni, per pervenire ad una maggiore efficienza e competitività delle attività economiche e dei servizi da considerare, con attenzione molto maggiore, rispetto a quanto indicato nel Piano strategico triennale del territorio metropolitano (2016-2018), con la costituzione delle Zone omogenee.
Infine avviare veramente un sistematico dialogo tra istituzioni, università, centri di ricerca, imprese e associazioni per sostenere in modo partecipato e condiviso i settori strategici dell’area milanese e promuoverne la crescita con un approccio innovativo e partenariale che metta compiutamente in atto quell’impegno all’ascolto che Pisapia aveva assunto all’inizio del suo mandato.
Da ultimo esprimere un’offerta residenziale orientata alla complessità e alla convivenza sociale, con una forte componente pubblica rivolta a quelle fasce giovani che Milano non ha saputo in questi anni trattenere o accogliere permanentemente, localizzando questi interventi sia sulle aree degli scali, sia con la conversione da terziario a residenza dell’enorme patrimonio inutilizzato da recuperare.
Nel breve-medio periodo, anche con la progressiva attivazione della sola Circle Line utilizzando ciò che già esiste della cintura ferroviaria, possono essere avviate alcune azioni in grado di innescare la realizzazione di un nuovo assetto delle localizzazioni e della mobilità.
Le azioni da cui partire prioritariamente per dare operatività al progetto devono essere:
1.       la ridiscussione dell’Accordo di Programma con FS attualmente sospeso;
2.       l’avvio dell’annunciata liberalizzazione del trasporto ferroviario;
3.       considerare le nuove opportunità alle quali la riforma del FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale), può ancora consentirci di accedere per l’attuale periodo di programmazione 2014-2020
La prima deve consentire di far assumere a FS precisi impegni per la realizzazione sulla cintura ferroviaria di fermate/stazioni che generino effettive occasioni di riqualificazione dei contesti urbani di riferimento affrontando la trattativa sulla base di un piano urbanistico, con approfondimenti sia a scala urbana sia architettonica, da assumere quale orizzonte di riferimento per evitare, per quanto possibile, contese esclusivamente quantitative su indici e volumetrie.
Ma un programma di tale portata non può essere garantito da una generica prospettiva dipendente esclusivamente dal successo degli interventi privati e che le risorse per quelli trasportistici, debbano derivare dalla “eventuali plusvalenze che dovessero maturare e il cui conteggio sarà definitivamente effettuato in esito alla vendita delle aree.” sembra del tutto imprevedibile per entità e durata. A parte lo stanziamento iniziale di 50 milioni di euro che, per esperienza diretta, valuto un’inezia, mi domando se sia ammissibile che, a fronte dell’aleatorietà di tali plusvalenze, il Comune partecipi ai rischi d’impresa delle FS.
In secondo luogo ciò permetterebbe di avviare quanto indicato nel PUMS in ordine alla configurazione dell’assetto dei servizi di trasporto nel nodo di Milano,nel quale si prevede,appunto attraverso la realizzazione di nuove fermate in cintura,di pervenire ad una piena utilizzazione dell’intero nodo per servizi suburbani e regionali ed una ottimizzazione della distribuzione urbana e dell’integrazione tra i diversi tipi di servizio e mezzi di trasporto
La seconda, laddove vengano definite a livello nazionale alcune regole e garanzie rispetto all’accesso alla rete ferroviaria di cui si parla da tempo, si aprirebbe la possibilità di attivare un primo servizio attraverso una gara che selezioni le imprese ferroviarie interessate a investire nella produzione del trasporto da offrire sulla Circle Line.
La terza, rappresenta per Milano e la Città metropolitana l’occasione di dotarsi urgentemente di progetti di housing sociale, coordinati con il recupero degli scali, da sottoporre all’Unione europea per concorrere al bando 2014/2020 per l’assegnazione dei Fondi Strutturali che, a causa dei grande ritardo nella presentazione delle domande, è ancora praticabile. Esiste infatti la possibilità di accedere alla riserva del 5% delle “risorse FESR destinato alle specificità territoriali mediante le «azioni integrate» gestite dalle città.”
Ma ogni realistica prospettiva di ottenere l’assegnazione di quelle risorse è subordinata alla disponibilità di progetti realizzabili e ciò deve avvenire portando avanti urgentemente studi di fattibilità e progetti ponendo in relazione ciascuna della stazioni individuate in corrispondenza degli gli scali, con i rispettivi contesti urbani di riferimento considerando i NIL (Nuclei di identità locale) di appartenenza e quelli immediatamente adiacenti individuati dal PGT.

















Ciò per consentire di individuare un primo dimensionamento dei fattori d’influenza diretta delle future stazioni rispetto alla città in termini di superficie territoriale, consistenza demografica, e delle principali funzioni insediate (residenza, terziario, commercio e servizi).

















L’obiettivo ambizioso è quello di diventare una delle principali città d’Europa capace di individuare le linee guida per un’azione innovativa nel campo dello sviluppo urbano sostenibile, in cui efficienza e competitività del sistema socio-economico locale miglioramento della qualità della vita urbana siano due risultati del medesimo obiettivo.
Va considerato che, se ben concepito, l’insieme di questi interventi potrebbe consentire di rovesciare la città come un guanto, riformando l’attuale impianto urbano e il rapporto tra la città all’interno e all’esterno della cerchia ferroviaria, anche in funzione del nuovo scenario della Città metropolitana, che rimane tuttora molto nebuloso e sfuocato, anche per chi ne dovrà assumere piena responsabilità.
In proposito va detto che bisogna urgentemente avviare un serio confronto per elaborare con l’apporto di competenze qualificate il possibile scenario della Città metropolitana, prendendo in considerazione tutti quegli elementi che devono contribuire a caratterizzarla: oltre alla distribuzione territoriale degli insediamenti, il sistema dei trasporti rapidi di massa, la complessa e fitta idrografia con il sistema dei Navigli, i parchi con la loro ramificata diffusione, le polarità presenti e future delle macro funzioni pubbliche e private.
Scenario in assenza del quale riprendere la trattativa con FS sul recupero degli scali non ha veramente alcun senso e ancor meno che s’invochino poteri speciali per governare lo sviluppo di Milano e della Città Metropolitana.

Emilio Battisti

(1) Quanto esposto rappresenta l’aggiornamento dei risultati dell’attività di ricerca e progettazione avviata con il workshop, dedicato al recupero degli scali dismessi, organizzato dalla Facoltà di Architettura Civile del Politecnico di Milano nel luglio/settembre 2009, in occasione del quale insieme a Francesca Battisti, Leonardo Cavalli e Giorgio Spatti si decise di trattare il tema alla scala del sistema complessivo invece di prendere in considerazione il recupero di un singolo scalo.
Riconoscendo la grande importanza del tema per lo sviluppo di Milano e per la gestione del nuovo PGT, nel maggio 2012 ha fatto seguito l’elaborazione di una proposta da parte del gruppo di lavoro formato oltre che da me, da Francesca Battisti, Roberto Camagni, Giorgio Goggi, Giorgio Spatti, e Mario Rossetti, rivolta agli assessori, Lucia De Cesaris, Pierfrancesco Maran e Cristina Tajani con i quali non si è purtroppo potuto interloquire direttamente per mettere a disposizione le conoscenze acquisite che, anche per la qualità degli elaborati prodotti, non possono certo essere considerate semplici idee buttate lì.
Per dare riscontro al mio personale interesse per la progettazione a scala urbana, ho poi integrato l’attività di ricerca ponendo in relazione ciascuna delle stazioni individuate in corrispondenza degli gli scali con i rispettivi contesti urbani, considerando i NIL (Nuclei di identità locale) di appartenenza e quelli immediatamente adiacenti individuati dal PGT.
I risultati di quest’attività hanno anche avuto un’applicazione, limitata allo scalo di Porta Genova, in occasione dell’elaborazione del Progetto partecipato e condiviso per la riattivazione della Darsena e dei Navigli milanesi e per lo svolgimento di alcune tesi di laurea.